martedì 19 maggio 2009

Dalla casa di un leader comunitario

Cari bloglettori,

vi scrivo dalla casa di un “leader comunitario”, dove sto annotando dati e fotografando le bambine e i bambini nuovi del progetto, e visto che per il momento non ne arrivano molti ne approfitto per scrivere due righe da lanciare nell'etere! Per chi non abbia avuto modo di leggere il mio bollettino, dovete sapere che il progetto ha ricevuto l’approvazione per essere ampliato e a fine anno si conta di beneficiare 1100 bambini e bambine in più, per un totale di 1600!
Al momento stiamo raccogliendo i dati dei primi 300, quindi le colleghe e i colleghi si spostano di casa in casa riempiendo i moduli, per poi mandarmi le bimbe e i bimbi perché li fotografi e annoti il loro peso e la loro altezza. Il modulo di ammissione al progetto è molto dettagliato, contiene informazioni di ogni tipo sulla famiglia, sul bambino o bambina e sul quertiere dove vive.
Sto lavorando con la moglie del leader, che mi da una mano pesando e misurando i bambini e le bambine, e che ora mi ha appena offerto un piatto di riso e fagioli con avocado, visto che non ci siamo organizzati per il pranzo e da queste parti non c’è possibilità di procurarsi cibo. Fa sempre un po’ così accettare cibo da queste persone, che sicuramente fanno fatica a procurarselo, ma anche rifiutare non sarebbe gentile... e così una, mangiando, rimane nel dubbio …
Tornando al progetto, per captare le bambine e i bambini abbiamo chiesto ai leader della comunità di fornirci i nomi di quelli/e che vivono in famiglie molto povere. Questo quartiere è già molto organizzato: c’è una commissione di 15 leader, ognuno dei quali si occupa di un’area precisa (per esempio sicurezza cittadina, salute, educazione, diritti della donna, ecc.). In altri quartieri invece non si è ancora radicata la consapevolezza del fatto che organizzandosi si possa lavorare meglio al miglioramento delle proprie condizioni di vita. Per esempio in un altro quartiere, già beneficiato dal progetto da un anno, non si è ancora conformata la commissione, ci sono solo due o tre persone che si mettono a disposizione per darci una mano, ma purtroppo non sono molto organizzate. Uno degli scopi dei progetti di appoggio allo sviluppo è però quello di lasciare dietro di sé un gruppo forte e organizzato di persone che lavorino per migliorare le proprie condizioni di vita e quelle degli altri membri della comunità. Il quartiere dove mi trovo ora è proprio un esempio di raggiungimento di questo obiettivo, grazie ai progetti anteriori. Devo dire che sono sorpresa di quanto faciliti il nostro lavoro il fatto di poter contare sull'appoggio di persone informate su ciò che sta succedendo nella propria comunità, e che soprattutto sono ben decise a continuare a lavorare per migliorare le cose!
Ora torno al lavoro, vi lascio con uno squarcio della vista che ho dal mio tavolo...

Matagalpa e SOS-Kinderdorf

Sabato siamo andate a Matagalpa, una città a sud-est di Estelí, a trovare una cooperante austriaca che svolge un compito particolare: lavora per SOS-Kinderdorf (www.sos-kinderdorfinternational.org) e si sposta di centro in centro (viaggiando per Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Bolivia ed Ecuador) intervistando le madri delle bambine e dei bambini beneficiati dall'organizzazione. Queste interviste poi vengono pubblicate sul sito sui bollettini dell’organizzazione. La cooperante si ferma in ogni centro solo due o tre settimane e in tutto sarà in viaggio per 14 mesi... una vita davvero particolare la sua, vede un sacco di paesi e di posti ma non fa mai in tempo ad ambientarsi bene in nessun luogo!
SOS-Kinderdorf è un’organizzazione presente in tutto il mondo che ospita nei suoi villaggi bambini orfani o i cui genitori non possono prendersi cura di loro. A questi bambini vengono assegnati dei “genitori”, che si prendono l’impegno di vivere con loro. I centri hanno anche una parte destinata all’appoggio di genitori che si trovano in difficoltà ma possiedono le condizioni economiche e psicologiche per continuare a prendersi cura dei loro figli. A questi genitori l’organizzazione mette a disposizione dei centri diurni e un appoggio professionale. In Europa uno dei requisiti per lavorare come educatore-educatrice in uno di questi villaggi come “genitore” è di avere un partner fisso, con il quale condividere il lavoro, mentre in Nicaragua è esattamente il contrario: vengono accettate solo “madri” single! Questo fa pensare molto sulle differenze culturali tra il nostro stile di vita e quello di qui, dove purtroppo le coppie sono generalmente poco stabili e molti uomini si dimenticano troppo facilmente delle proprie responsabilità verso la famiglia. In effetti ci sono molte madri sole, come per esempio Nelly, alla cui storia ho dedicato uno spazio in questo blog.
Tornando alla cooperante di cui parlavo, l’ho conosciuta a Estelí, dove si è fermata tre settimane, prima di spostarsi a Matagalpa. Questa settimana parte per l’Honduras, così con la mia coinquilina abbiamo pensato di renderle visita. Ne abbiamo approfittato per farci un giretto per la città, poco più grande di Estelí e molto carina, con le sue case a due piani, molto colorate, e le montagne così vicine. Ho pubblicato alcune foto di questa visita.

L'altra cooperazione

Ultimamente ho avuto modo di conoscere alcuni cooperanti che lavorano per l’Unione Europea e per le Nazioni Unite. La loro vita è impostata talmente diversamente dalla mia e da quella dei cooperanti che ho conosciuto fin’ora che devo rendervi partecipi dei pensieri che sorgono spontanei al riguardo! In particolare ho conosciuto una ragazza che lavora per l’Unione Europea che vive praticamente in un altro mondo: abita in un quartiere residenziale dell’UE, chiuso e controllato da guardie, dove vivono solo persone che lavorano per l’UE. Le casette sono tutte uguali, già ammobiliate, con piscina e giardino con veranda. Lei si sposta solo in auto (non sa cosa sia un taxi, per non parlare dei bus!) e vicino alla zona residenziale si trova il centro commerciale più chic di Managua. I suoi colleghi di lavoro appartengono alle classi sociali più alte (con la paga che ricevono sarebbero benestanti pure da noi…) e anche il suo giro di amicizie, ovviamente, è formato da persone abbastanza ricche! Ma il suo è proprio un altro stile di vita: una volta ci ha confidato che non potrebbe vivere come me e le mie coinquiline – che possiamo trattarci già molto bene!
Sinceramente sono un po’ scettica riguardo a questo modo di concepire la vita di un cooperante: vivendo in mezzo a lusso e circondati solamente da persone della stessa estrazione sociale, come si può rendersi conto di quale siano le reali condizioni in cui si trova la maggior parte degli abitanti di questo paese? La ragazza che ho conosciuto è inoltre una stagiaire, nel suo caso non si tratta di una cooperazione a lungo termine o cose del genere, eppure anche a lei viene garantito questo stile di vita (ok, a la sua casa non ha la piscina…). ;-)
Per quanto riguarda i cooperanti delle Nazioni Unite, mi pare che vivano più “con i piedi per terra”, o perlomeno quelli che ho conosciuto io! Abitano in case normali, in mezzo alla gente comune, dove hanno decisamente più possibilità di imbattersi con la realtà del luogo, anche se per molti aspetti vivono ugualmente un po' come sotto una campana di vetro (per esempio hanno ben poca esperienza di viaggi in taxi e in bus, che fanno parte delle esperienze più caratteristiche della vita qui).
Ecco un’immagine del quartiere residenziale dell’Unione Europea e una del centro commerciale di cui parlavo, dove quando entri ti sembra di essere proiettato improvvisamente in un’altra realtà...