venerdì 14 novembre 2008

Elezioni e vacanza


In occasione delle elezioni comunali il governo ha decretato quattro giorni di pausa: da venerdì a lunedì la maggior parte dei lavoratori ha potuto prendere libero, così io e le mie coinquiline ne abbiamo approfittato per farci 4 giorni sull’Isola Che Non C’è …ehm … ah no sull’Isola di Ometepe, nel lago Nicaragua (o Cocibolca, nella lingua dei nativi).
Dato che l’ambiente era abbastanza teso ed erano attese escalazioni di violenza durante il fine settimana, la cosa migliore era quella di passare i 4 giorni lontano dai tumulti. Piccolo inciso sulla situazione politica ad elezioni avvenute (corto corto, perché la realtà politica nicaraguense è parecchio complessa e delicata, e malgrado ne abbia parlato con alcune persone non riesco a capirci ancora molto!). La sinistra (partito sandinista, del quale fa parte il presidente Ortega) ha vinto nella maggioranza dei municipi sulla destra liberale, cosa che però purtroppo non ovunque è avvenuta senza problemi. A Managua e a Leòn ci sono stati episodi di violenza, a Managua persino due morti! A Leòn poi sono state trovate delle schede elettorali nella spazzatura, e al momento sono in atto delle manifestazioni studentesche. A Estelì invece tutto si è svolto in modo tranquillo perché era già praticamente chiaro che avrebbero trionfato i sandinisti e non rimaneva molto da discutere.
Ritornando ai miei quattro giorni sull’isola, ho pubblicato alcune foto perché è un posto davvero bellissimo, che vale la pena di visitare (anche se solo virtualmente!). L’isola ospita due vulcani, uno dei quali attivo mentre l’altro, inattivo da 8 secoli, ospita una delle uniche foreste nebulose a queste latitudini e una laguna nel suo cratere. Noi siamo salite su quest’ultimo, non tanto per la paura di un’eruzione ma perché erano “solo” 1300 metri di dislivello e non 1600!
La foresta è molto particolare, in tutti i sensi e per tutti i sensi…. dalla vista all’udito all’olfatto! C’erano dei profumi molto intensi e il richiamo del mono congo sembra il ruggito di un leone! Invece è una scimmia, e a quanto pare è pericolosa solo a causa della sua abitudine di fare i bisogni addosso a chi rimanga per troppo tempo sotto il suo albero!
Nella stagione secca l’isola ha parecchi chilometri di spiaggia, che però al momento sono sommersi dall’acqua. Quindi abbiamo rimandato le cavalcate sulla spiaggia alla prossima visita… per questa volta ci siamo accontentate andare a vedere le incisioni lasciate dalle tribù che vivano sull’isola attorno al 1000 a.C.

giovedì 13 novembre 2008

È già novembre...

Hola cari lettori del mio diario virtuale!

… diario… insomma… di diario ha ben poco, visto che è di nuovo passato un mese dall’ultimo aggiornamento!

Un altro mese… volato più del primo!

Dunque dalle mie parti sempre tutto bene, anzi, di bene in meglio: nelle ultime settimane le mie attività principali sono state l’ambientamento al lavoro e la ricerca di una casa, ed entrambe finora hanno avuto buon esito!

Infatti non vi scrivo più dalla casa della famiglia nica, ma dalla mia camera nella casa dove da due settimane vivo con altre due cooperanti! :-)


Catriona è scozzese e già da un anno lavora ad un progetto nel campo del turismo, mentre Isabel (che ha anche un blog, vedi link) è lussemburghese e sta iniziando a collaborare ad un progetto per l’acqua potabile. La casa è decisamente poco nica (io avrei voluto qualcosa di più “autentico”) ma si fa quel che si può… ;-) però è molto spaziosa, quindi voi che pensavate ad una trasferta (e anche voi che non ci avevate ancora pensato) non esitate!!



Ecco l'indirizzo:

Lorenza Kyburz

del liceo catolico 1 y 1/2 al oeste, casa verde

Estelì, Nicaragua



Per quanto riguarda il lavoro, prima di tutto l’INPRHU!



Vi invito a dare un’occhiata anche alle immagini negli album, ci sono le prime foto dei bimbi! Già dal primo giorno infatti ho potuto farmi un’idea del gruppo-meta del mio progetto, visto che tutti i bambini a cui si indirizza sono stati invitati a scrivere e decorare i bigliettini di buon Natale per i loro padrini. Una parte del progetto prevede che ad ogni bambino sia assegnato un padrino, che contribuisce a coprire parte delle spese. I padrini vengono assoldati dal Fondo Cristiano Canadese, lo sponsor di questo progetto. Altre attività legate al progetto sono l’accertamento e il miglioramento delle condizioni in cui vivono i bambini e le loro famiglie, la sensibilizzazione dei genitori sull’importanza dell’educazione e sui vantaggi derivanti da una buona organizzazione comunitaria e la creazione di classi di recupero per i bambini che fanno più fatica a seguire il programma.

Il mio team non si occupa solo di questo progetto, ma anche di un altro, che si chiama “Mobilizzazione sociale per la scolarizzazione” ed è finanziato dall’Unione Europea. Anche questo progetto ha come scopo il miglioramento delle condizioni di vita e soprattutto del rendimento scolastico dei bambini, però il gruppo-meta è molto più grande: si indirizza a tutti i bambini di Estelì che si trovano in condizioni svantaggiate! Per il momento sono 1000 bambini, ma lo scopo finale è quello di beneficiarne 3000. Dato che ci sono molte più persone coinvolte, questo progetto punta particolarmente alla formazione di leader comunitari, con l’idea che si impegnino nella formazione e nel rafforzamento dei legami tra le persone della stessa comunità, o quartiere. Lo scopo è quello di unire le persone perché portino avanti iniziative di interesse comune e si sostengano le une con le altre nella lotta per difendere i propri diritti e quelli dei propri figli, primo fra tutti il diritto all’istruzione. La gente dei quartieri più poveri infatti molto spesso non è per niente organizzata, anzi, le famiglie tendono a chiudersi su sé stesse, concentrate sulla propria sopravvivenza. I miei colleghi dicono che specialmente in città spesso costatano che le persone non conoscono nemmeno i propri vicini e non vedono nessun vantaggio nell’aiutarsi vicendevolmente.

Il progetto stanzia anche fondi per la distribuzione di materiale scolastico ai bambini più bisognosi e per la costruzione di alcune aule o scuole dove le condizioni attuali sono davvero pessime. Alcune delle foto sono appunto state scattate durante la distribuzione di zaini con materiale scolastico in alcune scuole delle comunità fuori città. Uno dei problemi di queste scuole infatti sembra essere il fatto che i genitori non possono comperare il necessario per la scuola, e così non mandano i propri figli a seguire le lezioni. Oltre a questo spesso i genitori preferiscono che i loro figli rimangano a casa ad aiutarli nelle faccende domestiche o a guadagnare qualche soldo. Un altro motivo per cui alcuni bambini non vanno a scuola sono le condizioni meteo: le maestre ci hanno detto che quando piove molto, o quando fa molto freddo, le classi si riducono alla metà degli allievi! Infatti alcune comunità vivono sulle montagne attorno alla città dove durante la stagione delle piogge è molto molto fresco e nebbioso (sembra di essere a Zurigo!) e il fango rende difficili gli spostamenti. Dalle foto potete farvi un’idea delle condizioni: molte scuole sono difficilmente accessibili (come quella dove abbiamo dovuto lasciare il pick-up con gli zaini ai piedi della salita!), le aule sono piene di spifferi e malgrado ciò i bambini sono vestiti pochissimo.

Le altre foto invece ritraggono la consegna degli inviti per le assemblee con i genitori. Il metodo di consegna è stato una sorpresa! Mi aspettavo che venissero spediti per posta, o che venissero dati a qualcuno perché li distribuisse, invece siamo andati noi del team nei quartieri a rintracciare tutti gli interessati. Quando non incontravamo il bambino a scuola andavamo direttamente a casa a lasciare l’invito, così ho avuto l’occasione di vedere molte abitazioni. Non le ho fotografate perché non mi sembrava corretto, però la differenza tra il nostro mondo e quello di queste persone fa riflettere parecchio: nella maggior parte dei casi si trattava di casette di legno, molto scure, con il pavimento in terra battuta (in quel momento fango perché pioveva a dirotto), e un fuoco per cucinare…

Ancora due parole sul team, poi chiudo, ho già scritto fin troppo! Siamo in 8 (7 donne e un uomo ;-P ), più la praticante che però sta per finire. I colleghi sono molto simpatici, l’ambiente è allegro il lavoro procede a pieno ritmo! La scorsa settimana abbiamo pianificato il prossimo mese, che ora è pieno zeppo di attività, anche per i prossimi due sabati! Le giornate passano molto velocemente, c’è sempre qualcosa di nuovo da fare e finora ho partecipato a quasi tutte le attività pratiche come la consegna degli inviti e del materiale scolastico, le giornate di formazione di leader comunitari e l’archiviazione dei dati relativi ai bambini. Per le prossime settimane mi è stato assegnato il compito di adattare una guida didattica alle capacità e alle necessità dei ragazzi che si occupano del recupero scolastico dei bambini più piccoli. Visto che si sono messi a disposizione pochi maestri, i gruppi di recupero verranno diretti da ragazzi che frequentano la scuola secondaria, che però ancora non hanno le conoscenze necessarie. Per questo sarà consegnata loro la guida didattica.

domenica 12 ottobre 2008

Un mese in Nicaragua

È un mese che sono in Nicaragua! E sono ancora contenta! ;-)
Scherzi a parte, posso dire che il bilancio del primo mese è più che positivo: Mi sto divertendo –un buon segno! – non mi sono ammalata, e i giorni di magone sono stati sorprendentemente pochi! Insomma, mi trovo bene e ogni giorno ci sono un sacco di nuove cose che mi fanno dire: ne è valsa la pena!
E sono appena all’inizio… già, perché il bello deve ancora venire: domani inizio a lavorare! E finalmente potrò farmi un’idea concreta di ciò che mi aspetta nei prossimi 11 mesi. Durante la riunione di mercoledì scorso, la mia presentazione ufficiale all’istituto, mi hanno detto che mi aspettano… dunque ora sono impaziente di scoprire quali saranno i miei compiti! A dire il vero mi hanno spiegato quali sono le attività legate al progetto, però faccio un po’ fatica a farmene un’idea, per il momento. In ogni caso il lavoro sembra molto variato: attività con i bambini, incontri con i genitori, contatti con le autorità, indagini teoriche, burocrazia… farò sapere!
In ogni caso sono fiduciosa perché sia la direttrice, che la vice, che la mia capa diretta si sono dimostrate molto carine. Del resto come praticamente tutte le persone incontrate fin’ora, tutti pronti ad impegnarsi per far sì che il mio soggiorno qui sia il più piacevole possibile!
Solo cose positive dunque? Beh, chiaramente no! Una cosa che faccio un po’ fatica a “digerire” è il fatto di non avere la libertà di cui sono abituata a godere in Svizzera, dove tutto è così semplicemente sicuro! Controllare sempre dove e come si tengono i soldi, non poter passeggiare sola da una certa ora in poi, non poter mangiare ciò che voglio quando voglio (soprattutto la frutta delle bancarelle per strada: così invitante!). Ma penso che sia una questione di abitudine. L’altra cosa che faccio fatica a “digerire”, alla quale penso non sia ben più difficile (e soprattutto sbagliato!) abituarsi, sono le ingiustizie, molto più lampanti che da noi. Prima di tutto i bambini che chiedono l’elemosina e che lavorano (a volte così piccoli!), però anche ascoltare racconti di violenza famigliare o di imbrogli politici a volte lascia a bocca aperta…
e anche qui sono solo all’inizio!

venerdì 10 ottobre 2008

Vita di Nelly

Nelly è la mia maestra di spagnolo. Ho deciso di intervistarla e di mettere l’intervista disposizione dei lettori del mio blog, perché la sua vita mi affascina molto e perché credo che sia un esempio molto significativo di com’è la vita della donna, e di tutti i suoi famigliari, in Nicaragua. Nelly ha fatto e lottato molto nella sua vita, e come molte donne della sua età ha partecipato anche alla guerriglia sandinista durante la rivoluzione. Però questa è un’altra storia, un capitolo a parte che necessiterebbe di un’intervista a sé… in questa intervista ci siamo concentrate sui fatti e sulle situazioni che hanno segnato la sua vita come moglie e madre di sette figlie, lasciando a parte la politica.


Lore: Potrebbe descrivere la situazione attuale della sua famiglia?

Nelly: In casa mia vivono 4 delle mie 7 figlie. 3 di loro hanno già figli. Lavoriamo tutte, una in un negozietto, una vendendo carte telefoniche e ricariche del cellulare, un’altra lavora in una fabbrica di tabacco e la più giovane, che ancora studia all’università, durante le vacanze lavora in un internet café. E io sono maestra al Los Pipitos… quando ci sono studenti! Quando non ci sono studenti… guarda, le donne qui in Nicaragua devono essere multiuso! Io lavoro in bellezza… tengo studenti stranieri in casa mia… aggiusto vestiti… e visto che sono un mezzo pagliaccio a volte mi chiamano per organizzare feste e compleanni… in più in casa faccio gelati e banane al cioccolato, o condimenti su richiesta…

Lore: E a chi vende le banane al cioccolato?

Nelly: Li vende mia figlia, quella che vende anche carte telefoniche e ricariche per il cellulare. Li vendiamo ai bambini che tornano da scuola… alle persone che passano… costano 3 cordoba l’uno (0.15 $), non posso aumentare il prezzo perché i bambini non hanno molti soldi… però vendo circa 50-60 banane al cioccolate al giorno.

Lore: 50 banane al giorno? E chi le fa? Tutte lei?

Nelly: Sì, io, se posso, e se non posso le fanno le mie figlie.

Lore: Ah, però fare 50 banane al cioccolato ogni giorno è un bel lavoro!

Nelly sorride.

Lore: Ora potrebbe raccontarmi dei suoi genitori, della sua infanzia e adolescenza?

Nelly: La mia infanzia è stata molto triste. Ero una ragazzina di strada. Mio padre beveva. Non era irresponsabile, era un buon lavoratore, per questo non perse mai il suo lavoro, però tutto quello che guadagnava lo spendeva bevendo. Mia mamma era una lottatrice per la vita, cercava di guadagnare il più possibile come poteva. Teneva maiali, vendeva la carne, banane, nacatamales (pietanza a base di mais)… e io, la prima di 7 figli, la aiutavo vendendo per strada. Quando avevo circa 9 anni siamo andati in Nicaragua, a render visita ai parenti nicaraguensi…

Lore: Perché, dove viveva?

Nelly: In Messico. Io sono nata in un paesino sulla frontiera messicana.

Lore: Ah in Messico, e chi era messicano?

Nelly: Mia mamma. Mia mamma era messicana. Mio papà era di un paesino vicino alla frontiera con l’Honduras. Studiava da prete. Era un allievo molto bravo! Mio papà sa il latino… l’hanno mandato in Messico in seminario, però ha iniziato a bere. Per questo l’hanno scacciato dal seminario… e lui se n’è andato di paese in paese… finché non ha incontrato mia mamma e si sono sposati. Dunque, eravamo venuti in Nicaragua a render visita ai parenti, e mio padre si era bevuto i soldi per tornate. Per questo ci siamo fermati a lungo… lavorando e proseguendo il viaggio quando avevamo risparmiato abbastanza. Un giorno siamo arrivati a Estelì, e mio papà aveva speso una volta ancora tutti i soldi, per questo siamo rimasti… mia mamma nel frattempo aveva dato alla luce altri due bambini – mentre eravamo in Nicaragua aspettando di poter tornare a casa! Ciò vuol dire che eravamo 6 figli. Mi ricordo il giorno in cui è nata la mia ultima sorella. Qui a Estelì. Mia mamma era incinta, era vicina al termine, e tutt’a un tratto ha cominciato a sentire i dolori, no? Il bambino stava nascendo! Io avevo 14 anni però ero una ragazzina molto innocente… non sapevo che mia mamma… che avrebbe dato alla luce un bambino… per questo ero molto spaventata! Sono andata a cercare aiuto… e quando sono tornata il bambino era già nato… mio papà tornava pure lui a casa in quel momento. Era ubriaco, però si è reso conto di ciò che era successo… sua moglie aveva partorito tutta sola, e io tremavo al suo fianco… e credo che gli è dispiaciuto molto. Perché a partire da quel momento, ha smesso di bere.

Lore: E quindi la situazione è migliorata!

Nelly: Certo che è migliorata! Economicamente, mia mamma poteva viaggiare, andare a trovare la sua famiglia in Messico…

Lore: Credo che sua madre si sentiva molto meglio…

Nelly: Credo di sì, però il suo carattere duro non cambiò… aveva sofferto troppo prima.

Lore: Sì, capisco. Dunque, arriviamo alla sua adolescenza…

Nelly: La mia adolescenza… sono rimasta incinta quando avevo 15 anni… e mi sono sposata. Nel mese di agosto del 1972 ho avuto la mia prima figlia, e nel novembre del 1972 ho ricevuto il diploma di maestra.

Lore: A 15 anni una poteva già essere maestra? Gli allievi non erano molto più giovani di lei!

Nelly: Sì! Alle maestre principianti danno gli allievi di prima. Io avevo fatto tutto molto velocemente, alcune arrivano ad essere maestra a 16, 17 anni.

Lore: Ah.

Nelly: Sono stata assieme al padre delle mie figlie 23 anni. Quando l’ultima figlia aveva 5 anni, ci siamo separati. Lui da tempo andava con altre donne e gli ultimi 2 anni erano stati un inferno perché io lo accusavo (vedevo ciò che faceva!) e lui mentiva. Così gli ho detto di andarsene. La situazione dopo è migliorata, anche se per me è stata molto dura. Però era più stabile. Lui si è messo con un'altra donna… e dopo 5 anni che stava con lei le ha fatto le corna con la figlia di 17 anni! Ora sta ancora con questa ragazza, hanno 2 bambini, però lei gli mette le corna… e io me la rido, perché ora è esattamente nella stessa situazione dove mi sono ritrovata io per colpa sua!

Lore: Certo, è quello che si merita! Però credo che sia stato ancora più difficile per lei, andare avanti sola con 7 figlie…

Nelly: Guarda Lorenza, il dolore più grande… non è la separazione… chiaro, è molto molto difficile, però i dolori più grandi della mia vita sono stati due… quando è morta mia mamma, un anno dopo che il padre delle mie figlie se n’era andato, e quando è morto il figlio di mia figlia. Quando è morta mia mamma, è stato come se Dio mi desse una sberla. Quando mio marito se n’è andato, è stato come se Dio mi desse una sberla, e dopo, quando è morta mia mamma, me ne ha data un’altra dall’altro lato, per farmi reagire. In quel momento mi sono resa conto che non valeva la pena soffrire tanto per un uomo. E sai cosa, Lorenza? Mi sento orgogliosa, orgogliosissima di come ho cresciuto le mie figlie. Tutte hanno studiato all’università, e nessuna è alcolizzata, drogata o senza lavoro… non è una famiglia perfetta, però sono molto orgogliosa. Non ho un lavoro fisso, però ho una casa. In questa casa posso offrire riparo alle mie figlie se ne hanno bisogno. Però non è facile senza lavoro fisso… quando i liberali erano al potere non avevo lavoro perché sono sandinista, e ora non ho lavoro perché sono troppo in là con l’età.

Lore: Capisco. Lei mi ha detto che ci sono molte donne in Nicaragua che sono in una situazione simile, cioè che devono sopravvivere e crescere sole i loro figli perché gli uomini se ne vanno con altre donne. Perché secondo lei succede questo?

Nelly: Le donne a volte sono stupide! Più di tutto la donna del giorno d’oggi crede che è dipendente dall’uomo. È molto importante che la donna capisca che non necessita del sesso opposto… a volte, quando un uomo deve andare in prigione perché ha malmenato sua moglie, lei stessa cerca di aiutarlo ad uscire, perché ha paura di rimanere sola e di non poter crescere i suoi figli senza uomo.

Lore: E gli uomini? Perché tanti uomini si comportano in questo modo?

Nelly: Gli uomini abusano della situazione. Pensano che sono come degli dei, si sentono superiori alle donne, pensano che le donne sono stupide. E quando la donna gli fa vedere che non è così ci sono problemi. Però le donne fanno la loro parte. Non si rispettano loro stesse, e per questo l’uomo approfitta. Non si può fare solo critiche distruttive, bisogna considerare che le donne sono corresponsabili. Le donne devono farsi desiderare!

Lore: E come si potrebbe migliorare la situazione?

Nelly: Tramite la sensibilizzazione di genere. Abbiamo già iniziato in questa direzione, però ci manca ancora molto. Esistono case per le donne, associazioni, le donne sanno che esistono, però molte se ne stanno zitte. Hanno paura, credono che non possono andare avanti da sole, e hanno paura anche del semplice star sola. Certo che è bello, avere un partner, qualcuno con cui ridere, qualcuno con cui vivere, con cui condividere… però veniamo sole al mondo! Quando ero sposata non avevo amici. Ora sono single – da 14 anni! E ho molte amiche e ci divertiamo! È dura, soprattutto quando non c’è lavoro, però se riesci a guadagnare 10 cordoba, con questi 10 cordoba puoi sopravvivere! Guarda, io ho avuto problemi seri di soldi solo una vota. Ho accettato di fare da garante per una persona che aveva bisogno di soldi, per un prestito in banca. Il disgraziato non ha pagato… e così ero io la responsabile… mi hanno dato 72 ore per pagare, se no mi avrebbero tolto la casa. Io non sapevo più cosa fare… e una vicina mi ha dato l’idea di andare negli Stati Uniti a lavorare. A me non piace la gente che se ne va dal proprio paese, però mi trovavo in una situazione molto grave, quindi ho chiesto un prestito e sono andata negli Stati Uniti per guadagnare i soldi necessari. Ho lavorato in un McDonald’s, curando bambini, curando vecchietti, come tuttofare in case private… sono rimasta 2 anni. Poi sono tornata. La mia figlia maggiore aveva curato le altre. E tutto è andato bene: non sono sante, però sono delle brave ragazze.

Lore: Bene, grazie mille per questa intervista, è stato molto gentile da parte sua mettersi a disposizione! Credo che questa testimonianza aiuterà le persone dall’Europa a capire un po’ com’è la vita qui in Nicaragua…

sabato 4 ottobre 2008

Ospedale


No tranquilli! Non mi é successo nulla! Però al mio coinquilino tedesco sì, accipicchia!

Domenica scorsa siamo andati a vedere un mercato gigante (uno dei due più grandi del Nicaragua) in una cittadina che si chiama Masaya (vedi foto!). Samuel, il cooperante tedesco che vive nella mia stessa famiglia, già da una settimana non stava bene. Prima una infiammazione alle ghiandole, per la quale si è beccato subito una buona dose di antibiotici, poi mal di pancia e febbre. Ieri, proprio mentre eravamo al mercato, caldo e pullulante di gente, il dolore si è fatto sempre più forte e si è esteso anche al collo. Non so come abbia potuto sopportare il caos, il lungo stare in piedi e il viaggio (6 ore di bus!)... appena arrivati a casa abbiamo chiesto aiuto ad una dottoressa tedesca che esercita a Estelì. Per fortuna era in casa… però non riusciva a capire cosa fosse… addirittura pensava ad un’appendicite! Quindi l’ha spedito da un altro medico, un chirurgo nicaraguense, che senza replicare ci ha ricevuti malgrado il giorno e l’ora. Nel frattempo Samuel, sdraiato sul lettino, faticava a respirare e dal dolore gli scendevano le lacrime. Nemmeno questo medico però è riuscito a capire di che si trattasse perché il dolore era troppo diffuso. Dato che il ragazzo aveva pure 39 di febbre l’ha mandato all’ospedale, e io dietro come moral support e come traduttrice, dato che il suo spagnolo è ancora molto elementare. Di solito gli stranieri assicurati non vanno all’ospedale statale, ma in cliniche private. Però di domenica sera l’unico modo per poter fare subito gli esami necessari era quello di farsi curare proprio all’ospedale statale. Ospedale che, devo dire, mi ha sorpreso positivamente! Cioè, da un lato entrare in quel posto è stato un mezzo shock (beh, l’unico paragone che potevo fare era con gli ospedali svizzeri)! Il pronto soccorso infatti è un corridoio verdino dove si susseguono degli “stanzini” divisi tra loro solo da separé che a guardarli sembrerebbero del secolo scorso. Ci indicano uno di questi stanzini, dentro ci sono un lettino, una scrivania e due sedie in ferro battuto, tutti ammaccati e macchiati. Ci sediamo ad aspettare. Anche le pareti e il pavimento sono macchiati, alcune macchie sono di colore rosso scuro… Dall’altro lato del corridoio ci sono dei lettini (di alcuni è rimasta solo la gommapiuma), che dovrebbero trovarsi dietro a delle “tende”, che però sono lenzuola appese alla bell’e meglio e in parte strappate. Per questo non coprono abbastanza, così involontariamente si è testimoni a molte vicissitudini. Anche dal corridoio si assiste alle sofferenze e ai lamenti che si incontrano in questo luogo: una ragazza piange e tossisce sdraiata per terra, una mamma cammina avanti e indietro tentando di calmare il suo bimbo, un anziano in carrozzella vaga apparentemente senza meta… il tutto in mezzo ad un viavai di infermiere e di medici. Mi sembrava di essere in un documentario… cosa che del resto ultimamente mi capita spesso! ;-)

Improvvisamente entrano due donne, senza presentarsi chiedono di vedere gli incarti di Samuel e tentano di decifrarli. A quanto pare il medico che ci ha spediti all’ospedale non è un campione di calligrafia (e in questo non si distingue dai “nostri”!), perché le due non riescono a decifrare. Entra un uomo, sembra avere le idee più in chiaro e comincia a fare domande. Le due lo chiamano “doctor” e questo ci tranquillizza un po’. Il doctor non perde molto tempo e spedisce Samuel a fare le analisi. Vi racconto solo quella del sangue perché merita: l’infermiera fa a Samuel un laccio emostatico con un guanto in lattice, poi inserisce l’ago e comincia a prelevare un campione di sangue. Quando ha finito, dovrebbe chiudere l’imboccatura dell’ago (qui cominciamo a sospettare che più tardi comparirà una flebo) ma non sa dove appoggiare la provetta con il sangue, perciò la da a me. Poi ci dice di portare il sangue al laboratorio. E noi via per i corridoi dell’ospedale con in mano la provetta piena di sangue e un foglietto sul quale sono indicati gli esami da fare!

Malgrado tutto però devo dire che sì, l’ospedale mi ha sorpreso positivamente: prima di tutto bisogna dire che in Nicaragua le infrastrutture sanitarie pubbliche sono gratuite. Anche se non corrispondono proprio ai nostri standard però sono funzionali: tutto è andato liscio come l’olio e abbastanza in fretta, e la dottoressa che alla fine si è presa cura di Samuel si è dimostrata molto gentile e comprensiva. È anche vero che dopo un po’ sono arrivati la nostra mamma nica e suo figlio, che se ne intendono un po’ di più di come trattare con i loro medici! Samuel ha dovuto passare la notte in osservazione… ha “dormito” assieme ad altri pazienti nel corridoio (per quanto si possa dormire nel corridoio di un pronto soccorso), con la flebo attaccata ad un chiodo nel muro. Comunque alla fine è andato tutto bene, e dalle analisi è risultato che ha “solo” una grastrite dovuta ai farmaci troppo forti che gli aveva prescritto la dottoressa per l’infiammazione alle ghiandole. Ora grazie ai medicamenti e alla dieta prescrittagli dalla dottoressa tedesca sta già mooolto meglio! :-)

mercoledì 24 settembre 2008

Il progetto

Collaboreró ad un progetto

Informazioni generali sull’INPRHU-Estelì:

Nome del progetto: Mejorando mi vida y mi comunidad.

Durata prevista: 2008-2013.
(Durata della mia collaborazione: 13.10.2008-31.8.2009).

Scopo del progetto:
Miglioramento delle condizioni di vita di bambini e bambine e delle loro famiglie nel comune di Estelì attraverso la realizzazione del diritto all’educazione, alla salute, ad un ambiente sano e ad un lavoro degno.


Aspetti-chiave:
- Educazione formale ed informale
- Salute e nutrizione
- Acqua, risanamento e igiene
- Sviluppo sostenibile di mezzi di sussistenza
- Rafforzamento delle istituzioni e della organizzazione comunitaria

Prossimi obiettivi:
- Trasformazione di modelli e abitudini familiari che limitano lo sviluppo personale e comunitario,
- rafforzamento delle capacità di organizzazione, di gestione e di mobilitazione per la difesa dei propri diritti,
- sviluppo di opportunità educative e lavorative nelle famiglie.

Passi concreti:
- 500 bambini e bambine iniziano a frequentare la scuola e vi rimangono,
- 500 famiglie partecipano al miglioramento delle condizioni di salute all’interno della comunità,
- miglioramento dell’accesso e della qualità dell’acqua,
- miglioramento delle capacità imprenditoriali delle famiglie e sviluppo di alternative professionali.

La mia posizione all’interno del progetto:
Stagiaire, membro del team tecnico come educatrice sociale, quindi impegnata nel lavoro diretto con bambini e bambine, adolescenti e le loro famiglie, così come nel miglioramento dell’azione coordinata tra i vari enti. Parteciperò alle riunioni di pianificazione, di valutazione e di sistematizzazione a livello di team e di istituzione.

lunedì 15 settembre 2008

Estelí in breve




Estelì è una cittadina nel nord-ovest del Nicaragua, che si trova sulla panamericana, la strada che percorre il continente americano da nord a sud.

La guida Footprint la descrive come una delle città più amabili, vitali e industriose del Nicaragua. Infatti è il centro commerciale più grande del nord del paese ed è caratterizzata dagli innumerevoli negozietti a conduzione famigliare che si trovano soprattutto sulle sue due vie principali, la avenida central e la avenida de los bancos.
A Estelì si trovano anche buone scuole, per questo la popolazione è giovane. La zona di Estelì è famosa per la produzione di tabacco di ottima qualità, i suoi sigari sono conosciuti in tuttto il mondo.
La città si trova a circa 900 metri di altitudine, per questo il suo clima è molto piacevole (i nicaraguensi lo descrivono come il più piacevole del paese!): la temperatura non raggiunge mai i 40 gradi come in altre città, ma rimane abbastanza “fresca” anche in estate.
L’estate, vale a dire la stagione secca, va da
novembre a aprile, mentre durante gli altri 6 mesi dell’anno c’è la stagione delle piogge, che qui chiamano inverno. Durante questi mesi generalmente le giornate sono soleggiate fino al tardo pomeriggio, quando inizia a piovere. Gli scrosci d’acqua possono essere anche molto violenti, con tuoni e fulmini. E spesso ai lati delle strade si formano dei veri e propri torrenti. Le temperature durante l’inverno si aggirano tra i 18 e i 25 gradi.

Una caratteristica di Estelì sono i suoi murales, che possono avere molti temi. Spesso hanno a che fare con eventi legati ai tempi della rivoluzione.

Grazie

Un grandissimo GRAZIE a tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito a rendere realtà questo mio desiderio e che mi sostengono nella mia avventura!!!!! Siete grandi!

C'é una persona che più di tutte le altre mi sostiene in quest’avventura… cioè il mio moroso!

Eccolo qua:













E questi siamo noi due insieme!








Grazie Bec per l’appoggio che mi dai e per il tutto volontariato che “involontariamente” ;-) ti ritrovi a fare!!!!


Mi presento

Nome: Lorenza Kyburz.
Domicilio
: Bellinzona, Ticino, Svizzera.
Età
: 25 anni. Compirò i 26 il 21 di settembre prossimo, quindi a Estelì!
Studi
: pedagogia sociale e curativa all’università di Zurigo (2001-2008).
Ciò che mi piace
: disegnare, uscire in bici, al lago e in montagna in compagnia, fare teatro, leggere, mangiare… ;-)
Attività lavorative svolte fin’ora
: lavoro part time in un istituto per persone disabili a Zurigo, stage in un istituto per giovani con problematiche comportamentali a Bellinzona, lavoro part time in un asilo nido di Zurigo.
Altre attività
: membro del gruppo di teatro La Tribù di Surix --> www.surix.ch
dal 2000 al 2002 monitrice di nuoto nella squadra integrata Shark Team.

Attività momentanea (fino a fine agosto 2009!)
: cooperante in Nicaragua inviata dall’associazione di volontariato internazionale Inter-Agire... (troverete maggiori informazioni su Inter-Agire cliccando sul link!)

Motivo del viaggio

Il desiderio di fare un’esperienza di questo genere, di andare via per un po’ di tempo dalla cara vecchia e comoda patria per vedere un’altra realtà, mi accompagna dall’inizio dell’università. Di tanto in tanto ci ripensavo e fantasticavo sul come, sul quando, sul dove. Però tutto rimaneva vago, quasi come un sogno, e io stessa non credevo fino in fondo che sarei riuscita a realizzarlo. Comunque, mi dicevo, manca ancora molto tempo!
Poi mano a mano che la fine degli studi si avvicinava, la domanda si faceva sempre più frequente: lo faccio o non lo faccio? E mi pareva un peccato immettermi subito nel mondo del lavoro, nel nostro stress quotidiano, nella vita che già conoscevo, senza prima aver visto UN’ALTRA REALTÀ.
Perché è principalmente questo che mi ha spinta a contattare Inter-Agire, la voglia di conoscere un altro mondo, un altro stile di vita, un altro modo di affrontare l’esistenza. E poi si parla tanto di “Terzo Mondo”, di “Paesi in Via di Sviluppo”, si discute, si suppone, si prova compassione quando si vedono le immagini alla televisione.
Ma chi lo sa com’è veramente? Questa è la mia domanda di fondo.

lunedì 8 settembre 2008

Ricordo della Fiesta...


Un piccolo ricordo della mitica FIESTA di arrivederci del 5.9.2008... grazie amici per essere venuti!
... no! non sto mica rovistando nel frigo! ;-)