mercoledì 18 febbraio 2009

Libros para niños, Jinotepe (vedi "settimana di introduzione")


Libros para Niños mi ha stupito e mi è piaciuta molto: è un’associazione che si occupa esclusivamente di promuovere nei bambini l’amore per la lettura.
Perché i libri aprono la mente, permettono di sviluppare uno spirito critico e una personalità sveglia e presente, in grado di trovare più facilmente soluzioni diverse per i vari problemi della vita. Chi ama la lettura ha più informazioni, conosce (anche se non per esperienza diretta) molte più realtà e di conseguenza non tenderà a chiudersi nel suo mondo, chiudendo la porta anche a molte possibilità.
Questa associazione ha deciso di occuparsi solo di far nascere questo amore per la lettura, che permetterà poi ai bambini di provare piacere nel continuare ad informarsi per il resto della vita, e di rimanere aperti di fronte alle novità che gli si presenteranno davanti.

In che modo?
L'associazione si muove principalmente in tre modi:

1) Rincón de cuentos: biblioteche fisse nelle comunità, solo per bambini. L’idea è di collaborare con la comunità e con le istituzioni locali per trovare un luogo dove insediare la biblioteca e una persona (meglio se stipendiata) che si occupi dei libri e dei bambini che arrivano. Uno dei motti di Libros para niños, infatti, é: leggi per i tuoi bambini!

2) Biblioteche ambulanti, che fanno il giro delle comunità ogni 15 giorni e portano libri che bambini e genitori possono prendere in prestito.

3) Borse con una collezione di libri che la gente può tenersi per due settimane, poi può cambiarle con altre borse (hanno già circa 200 borse in circolazione).

La collaborazione in ambito scolastico purtroppo non si é rivelata molto buona. Hanno inventato una piccola biblioteca con le rotelle da donare alle scuole, ma non fa molto scalpore: a volte le direzioni si tengono i libri perché gli alunni no li rovinino (!) e quando i libri arrivano in classe, i maestri non sanno come promuovere la lettura di testi che non siano di studio.
A quanto pare non c’é molta apertura verso un progetto del genere. L’attenzione delle scuole é diretta più che altro a libri “utili”, che insegnino qualcosa o che contengano una morale.

Casa Alianza, Managua (vedi "settimana di introduzione")

Casa Alianza è un'organizzazione che lavora con bambini di strada presente in vari paesi dell'America Latina (Guatemala, Honduras, Messico e Nicaragua).
A Managua l'istituto conta una novantina di posti letto e la struttura è molto più chiusa rispetto a quella del progetto Chavalada. Infatti i ragazzi che entrano non ne escono più per almeno 2-3 mesi, tempo dedicato alla prima fase di riadattamento e al lavoro separato con la famiglia. Gli educatori captano i ragazzi per strada, e poi quelli che vogliono possono seguirli nell’istituto. Ci sono anche ragazzi che arrivano spontaneamente all'istituto, altrimenti ci sono casi che vengono segnalati dal Ministero della Salute, dalla Commissione per i Diritti della Donna o dalla Corte dei Minori.
Dopo questa fase i ragazzi tornano a poco a poco alla loro vita famigliare: durante questa seconda fase, che dura più o meno 6 mesi, gli educatori li seguono molto da vicino.
Casa Alianza ha molti più casi di tossicodipendenza (che non sia dipendenza da colla) rispetto a Chavalada, che lavora con bambini generalmente più piccoli. Per questo molti ragazzi non vogliono entrare nel programma a lungo termine (sanno che non potranno più consumare). Per questi ragazzi esiste la possibilità di passare solo delle giornate singole a Casa Alianza, in modo che conoscano le condizioni ed i vantaggi del progetto.
Abbiamo visitato anche una sezione dell’istituto dedicata specificamente alle ragazze-madri. Al momento vi vivono 12 adolescenti incinte o che hanno già dato alla luce i loro bimbi. La maggior parte sono vittime di violenza. L’idea è che le ragazze possano passare la gravidanza ed i primi mesi di maternità in un luogo protetto e dove possano imparare come occuparsi del neonato. Si punta molto anche sul fatto che continuino ad andare a scuola, anche se purtroppo solo in casi estremi potranno vivere all’istituto per più di 6 mesi - 1 anno. Anche in questo caso, malgrado il lavoro che si svolge con i genitori, fuori le attende una realtà molto dura. È stato molto toccante vedere alcuni visini tristi (ce n’erano due di 12 anni!) e pensare a tutto ciò che c’è dietro…

Proyecto Chavalada, León (vedi "settimana di introduzione")


Chavalo in "nicañol" significa bambino, da qui il nome del progetto.
È un progetto che si occupa del recupero di ragazzi di strada e si divide in due parti: una parte, iniziata nel 2001, si occupa dei bambini che girovagano per le strade della città, chiedendo l'elemosina e sniffando colla. Alcuni di loro non hanno una famiglia, altri ne hanno una, ma date le condizioni di miseria in cui vivono nessuno si prende cura di loro. Questi bambini non vanno a scuola, non ricevono pasti regolari e a volte vengono pure maltrattati. Per questo alcuni non tornano nemmeno più a casa. In questa parte di progetto lavorano 3 educatori, un maestro, una cuoca e una responsabile tecnica, che viene dal canton Appenzello!! (si chiama Cornelia, vedi link).
L'altra parte del progetto, che è iniziata 14 anni fa, si occupa esclusivamente di bambini che passano le loro giornate nella discarica cercando oggetti da vendere (come bottiglie o cose del genere). Questi ultimi vivono in condizioni di povertà ancora più estreme rispetto agli altri e spesso soffrono di denutrizione.
La captazione dei ragazzi avviene così: gli educatori frequentano per un certo periodo alcuni punti dove sanno di incontrare i ragazzi, li avvicinano, giocano con loro e si fanno un'idea della loro situazione esistenziale e famigliare.
In un secondo momento scelgono i bambini nelle situazioni più gravi e li portano all'istituto, che può ospitarne fino a 30 durante il giorno e offre 5 posti letto.
L'idea è quella di offrire a questi bambini nuove prospettive di vita: prima di tutto vengono iscritti ad una scuola e ricevono lezioni di recupero perché possano seguire il curriculum formativo. In secondo luogo si garantiscono pasti regolari (mezzogiorno e sera), e un terzo elemento è quello di mostrare loro un'alternativa rispetto alla vita che conducevano per le strade. Ossia nuove idee sul come passare il tempo libero, sviluppare le proprie qualità e prepararsi per la vita adulta.
Accanto alle attività con i bambini, gli educatori svolgono anche un lavoro con i genitori, per sensibilizzarli sull'importanza dell'educazione e del crescere in un ambiente amorevole.
Quando valutano che il bambino abbia acquisito stabilità e che la famiglia sia pronta a riceverlo, gli educatori lo reinseriscono nell'ambiente famigliare. Purtroppo questa fase è molto delicata, e non tutti i bambini che escono dal progetto riescono a continuare sulla strada che gli avevano indicato gli educatori. Le condizioni in cui vivono le famiglie infatti rimangono pressoché le stesse, anche se i genitori nel frattempo hanno cambiato il modo di vedere il loro compito.
È vero che non bisogna dimenticare di gioire per quelli che ce la fanno (il maestro che lavora per il progetto, per esempio, da piccolo ne è stato beneficiario!), però fa male vedere questi bei bambini, così vivi e ancora innocenti, e pensare al triste futuro che potrebbe attenderli, e che attende certamente molti dei loro coetanei che non hanno avuto la fortuna di incontrare qualcuno che li accolga.

Settimana di introduzione

Dopo qualche mese dall'arrivo, la Cooperazione Svizzera in Centroamerica (COCAM) organizza una settimana chiamata "settimana di introduzione", durante la quale i/le cooperanti hanno la possibilità di visitare diversi progetti nel proprio campo. Io ho condiviso la settimana con Sonia, cooperante di Inter Agire che vive a León e lavora ad un progetto sulla qualità delle analisi di laboratorio, e Valérie, cooperante di GVOM (Groupe Volontaires Outre-Mer) che vive a Bluefields e collabora ad un progetto di prevenzione e riabilitazione dalla tossicodipendenza. Abbiamo visitato alcuni progetti assieme, mentre altri individualmente. Nei prossimi post ne descrivo alcuni che mi sono sembrati particolarmente interessanti!

La foto qui sotto è stata scattata durante una cena con il team di coordinazione della COCAM, il cui compito è quello di seguirci qui sul posto. Mila (la seconda da destra) è la mia principale persona di contatto in Nicaragua (per esempio, è lei che mi ha accompagnata alla riunione di presentazione all'INPRHU).

Attività di fine anno


Un po' in ritardo... però meglio tardi che mai! ;-)

Il progetto prevedeva che a dicembre, prima che iniziassero le vacanze di Natale (che in Nicaragua durano fino a febbraio e sono anche le vacanze di fine anno scolastico), si organizzasse un'attività di chiusura con i bambini beneficiati dal progetto. Abbiamo preparato un recipiente con dolciumi e un succo per ogni bimbo e glieli abbiamo distribuiti durante un incontro pensato come spazio di svago e di divertimento. Si è organizzato un concorso di ballo e diversi giochi. I bambini si sono divertiti un sacco ed hanno apprezzato mooolto i dolciumi!!! Mi ha stupito come sono arrivati tutti agghindati e profumati: fatevene un'idea guardando l'album!