mercoledì 18 febbraio 2009

Proyecto Chavalada, León (vedi "settimana di introduzione")


Chavalo in "nicañol" significa bambino, da qui il nome del progetto.
È un progetto che si occupa del recupero di ragazzi di strada e si divide in due parti: una parte, iniziata nel 2001, si occupa dei bambini che girovagano per le strade della città, chiedendo l'elemosina e sniffando colla. Alcuni di loro non hanno una famiglia, altri ne hanno una, ma date le condizioni di miseria in cui vivono nessuno si prende cura di loro. Questi bambini non vanno a scuola, non ricevono pasti regolari e a volte vengono pure maltrattati. Per questo alcuni non tornano nemmeno più a casa. In questa parte di progetto lavorano 3 educatori, un maestro, una cuoca e una responsabile tecnica, che viene dal canton Appenzello!! (si chiama Cornelia, vedi link).
L'altra parte del progetto, che è iniziata 14 anni fa, si occupa esclusivamente di bambini che passano le loro giornate nella discarica cercando oggetti da vendere (come bottiglie o cose del genere). Questi ultimi vivono in condizioni di povertà ancora più estreme rispetto agli altri e spesso soffrono di denutrizione.
La captazione dei ragazzi avviene così: gli educatori frequentano per un certo periodo alcuni punti dove sanno di incontrare i ragazzi, li avvicinano, giocano con loro e si fanno un'idea della loro situazione esistenziale e famigliare.
In un secondo momento scelgono i bambini nelle situazioni più gravi e li portano all'istituto, che può ospitarne fino a 30 durante il giorno e offre 5 posti letto.
L'idea è quella di offrire a questi bambini nuove prospettive di vita: prima di tutto vengono iscritti ad una scuola e ricevono lezioni di recupero perché possano seguire il curriculum formativo. In secondo luogo si garantiscono pasti regolari (mezzogiorno e sera), e un terzo elemento è quello di mostrare loro un'alternativa rispetto alla vita che conducevano per le strade. Ossia nuove idee sul come passare il tempo libero, sviluppare le proprie qualità e prepararsi per la vita adulta.
Accanto alle attività con i bambini, gli educatori svolgono anche un lavoro con i genitori, per sensibilizzarli sull'importanza dell'educazione e del crescere in un ambiente amorevole.
Quando valutano che il bambino abbia acquisito stabilità e che la famiglia sia pronta a riceverlo, gli educatori lo reinseriscono nell'ambiente famigliare. Purtroppo questa fase è molto delicata, e non tutti i bambini che escono dal progetto riescono a continuare sulla strada che gli avevano indicato gli educatori. Le condizioni in cui vivono le famiglie infatti rimangono pressoché le stesse, anche se i genitori nel frattempo hanno cambiato il modo di vedere il loro compito.
È vero che non bisogna dimenticare di gioire per quelli che ce la fanno (il maestro che lavora per il progetto, per esempio, da piccolo ne è stato beneficiario!), però fa male vedere questi bei bambini, così vivi e ancora innocenti, e pensare al triste futuro che potrebbe attenderli, e che attende certamente molti dei loro coetanei che non hanno avuto la fortuna di incontrare qualcuno che li accolga.

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