martedì 17 novembre 2009

SERATA INFORMATIVA!

L'INCONTRO INFORMATIVO sulla mia esperienza di volontariato è fissato per martedì 24 novembre alle 20.30!

Ecco la locandina con tutte le informazioni:



Vi aspetto! :-)
Lorenza

domenica 1 novembre 2009

Benvenuti!


Care navigatrici e cari navigatori dell'oceano virtuale, questo blog racconta di un'esperienza particolare e ricchissima, ossia di un anno passato in Nicaragua come volontaria, lavorando ad un progetto chiamato "Mejorando mi Vida y mi Comunidad" (migliorando la mia vita e la mia comunità). Un nome che è già tutto un programma... non mi resta che augurarvi buona lettura e buona visione! :-)
A chi fosse interessato/a a saperne di più su di me, sui motivi del viaggio e sul progetto, suggerisco di dare un'occhiata ai primi post pubblicati (settembre 2008).

Nota: le parole sul murale dell'immagine (scattata a Estelì, nel nord del Nicaragua) significano: "ogni goccia conta".

martedì 20 ottobre 2009

Bollettini informativi

Qui potete scaricare i due bollettini informativi che raccolgono i momenti principali della mia esperienza.

VERSIONI IN LINGUA ITALIANA:
Primo Bollettino
Secondo Bollettino

VERSIONI IN LINGUA TEDESCA:
Erster Bericht
Zweiter Bericht

mercoledì 14 ottobre 2009

Ritorno

E rieccomi qua... a un mese dal mio arrivo in Svizzera, ancora un po' scombussolata ma sempre più reintegrata in questa vita, in questo mondo. Già, la Terra è una sola, ma di mondi... ce ne sono decisamente più di uno...
La nostalgia si fa sentire ancora, spesso mi immagino i volti, i sorrisi, il tran tran quotidiano di cui fino a poco fa facevo parte anch'io. È stata un'esperienza unica e ricchissima che consiglio davvero! Conoscere i vicini del "Sud", vedere come vivono e sentire sulla pelle differenze e somiglianze è una grande opportunità di crescita personale.
Ci tengo a far sapere che sono a disposizione per voi che vorreste magari partire o lo state per fare, potete scrivermi via e-mail (lkyburz@yahoo.it) oppure contattare il personale di Inter-Agire, che sarà felice di darvi informazioni oppure di mettervi in contatto con me!

I dati di Inter-Agire sono i seguenti:

Inter-Agire
Associazione di Volontariato Internazionale
Piazza Governo 4
6500 Bellinzona
Tel.: 091 760 05 45


Il sito internet ora è in collaborazione con la Missione Betlemme Immensee, partner di Inter-Agire dall'anno scorso:
www.missionebetlemme.ch

E per chi volesse dare un contributo finanziario, lascio anche il numero di conto dell'Associazione. Si può anche scegliere un progetto da appoggiare in particolare, e sono parecchi, tutti molto interessanti (vi invito a dare un'occhiata sul sito)!

Conto Postale 69-2810-2


Ancora due informazioni:

A fine novembre andrà in onda la mia intervista radiofonica nell'ambito della trasmissione Megasciallo su Rete 1 e, sempre a fine novembre, si terrà il mio

INCONTRO INFORMATIVO su quest'esperienza,
aperto a tutti gli interessati e le interessate!

Non conosco ancora il giorno e l'orario precisi, ma posso anticipare che si terrà probabilmente martedì 24 novembre, a Lodrino.

Ma di certo pubblicizzerò i dati precisi non appena ne sarò in possesso!

sabato 25 luglio 2009

Canyon di Somoto


Scrivo due righe sulla mia visita a Somoto perché è stata davvero un'avventura!
Domenica 19 luglio era il giorno della Rivoluzione Popolare Sandinista, un giorno effettivamente poco indicato per mettersi in viaggio. Però da tempo mi ero già messa d’acccordo con Celia, la mia collega di lavoro, di andare a conoscere la sua famiglia a Somoto (cittadina a nord di Estelí che si trova a soli 20 km dalla frontiera con l’Honduras). Da brava svizzera organizzata chiamo la stazione dei bus per accertarmi che ci siano mezzi di trasporto malgrado il giorno festivo e mi assicurano che è tutto normale, come qualsiasi altro giorno. E quindi, di buon’ora per approfittare della giornata, eccoci sul bus per Somoto. La famiglia di Celia di accoglie molto calorosamente, ma ci avverte sin dall’inizio che probabilmente dovremo fermarci per la notte. Io chiaramente non mi ero portata dietro nulla, dato che né Celia (che ha vissuto più o meno 30 giornate della Rivoluzione Popolare Sandinista) né l'impiegata della stazione dei bus, mi avevano lasciato sospettare qualcosa. I figli di Celia si sono gentilmente offerti di andare a chiedere informazioni, e tornano confermando le opinioni degli altri famigliari: non ci sono più bus. Sono tutti a riposo o a Managua per il trasporto dei festeggianti (moltissima gente infatti si sposta nella capitale per partecipare ai festeggiamenti). Bene, ci diciamo, tanto vale approfittarne per fare un’escursione al canyon! Somoto è famosa, oltre che per le sue "rosquillas" (un tipo di biscotti, vedi ultime foto), anche per il canyon, che i suoi abitanti piazzano orgogliosamente al secondo posto dopo Gran Canyon californiano. Mentre pranziamo i telefonini vanno all’impazzata tentando di trovare un mezzo di trasporto (cosa già difficile data la giornata all’insegna della festa e del riposo), e soprattutto di un mezzo di trasporto a buon prezzo (cosa quasi impossibile dato che i pochi volenterosi sono ben decisi ad approfittare della penuria di mezzi). Alla fine si trova una soluzione e partiamo in 6 con un taxi, altri 2 ci seguono in moto e rimaniamo d’accordo con tutti gli altri (la famiglia è ben numerosa) che ci raggiungeranno in seguito con il pick-up di un conoscente. Arrivati sul posto, si inizia a camminare.
Il panorama è fantastico (vedi foto!) e l’acqua piacevolmente fresca, peccato che non avessi con me il costume… la passeggiata dura parecchie ore, ci si scambia il posto sull’unico cavallo della comitiva, ci si ferma per una nuotata, e dopo l’ultimo tragitto in barca si arriva al punto dove le caratteristiche del gruppo non permettono di proseguire. E quindi via di nuovo, questa volta sulla strada del ritorno, sperando di incontrare prima o poi il resto della famiglia con il pick-up, dato che la strada è lunga! Invece di loro nemmeno l’ombra, così arriviamo alla Panamericana alle 7 di sera, stanchi morti e con molta molta fame, dato a causa dell’improvvisata non ci eravamo portati dietro niente. Si ricomincia a telefonare per vedere chi possa venire a prenderci (trovandoci a 15 km da Somoto), ma l’impresa si rivela difficile: tutti sono in piena festa e la maggior parte non risponde nemmeno… così ci sediamo sul ciglio della strada ad aspettare… e aspettare… praticamente non passano auto, e quelle che passano nemmeno rallentavano malgrado i nostri cenni!
E così si fanno le 9, quando improvvisamente la visione: un bus!! È uno dei primi di ritorno da Managua. Va nella direzione opposta alla nostra, ma l’autista ci assicura che sarà di ritorno in 10 minuti. Ed in effetti poco dopo eccolo di ritorno, con grande sollievo di tutti!

Jalapa

Il 16 di luglio, con Catriona abbiamo accompagnato Isabel durante un giro di supervisione nei comuni con cui collabora il suo progetto (che si chiama “Agua Las Segovias” e si occupa del miglioramento delle condizioni dell’acqua potabile nelle comunità fuori Estelí – la regione si chiama Las Segovias). Si trattava una di visita ai collaboratori di ogni comunità per chiedere come prosegue il censimento sull’acqua potabile (passano casa a casa intervistando la gente sulle condizioni dell’acqua e sull’uso che ne fa), e per consegnare dei contatori da installare nelle case dato che in molte comunità non sono ancora stati introdotti. I contatori si installano solo in alcune case e a titolo sperimentale, per iniziare a controllare l’uso dell’acqua in vista della loro prossima introduzione per tutti i membri delle comunità.
Il progetto in generale ha lo scopo di garantire a queste comunità che l’acqua potabile arrivi a tutte le abitazioni (in alcune arriva solo per 2 ore alla settimana! In altre invece è molto contaminata), e che i loro abitanti si abituino a farne un uso consapevole.
Grazie a questo giretto ho avuto modo non solo di imparare molto sulla situazione dell’acqua potabile nel Paese, ma anche di conoscere un po’ il nord, dove fin’ora non avevo viaggiato. Siamo state a Jalapa, cittadina famosa per la qualità dei suoi prodotti agricoli, e a Mosonte, specializzato invece nell’artigianato. Un cosa che mi ha colpito molto è il verde intenso che caratterizza il paesaggio della zona e i pini che fiancheggiano le strade (e profumano l’ambiente)!

Giornata di pulizia


Il progetto prevede di appoggiare gli abitanti dei quartieri beneficiati nella pulizia del loro ambiente vitale. Per questo si organizzano regolarmente delle giornate durante le quali tutti sono invitati a contribuire alla pulizia dentro e fuori casa. In questi quartieri il camion dell’immondizia non passa regolarmente, quindi la spazzatura, quando non viene bruciata, rimane per strada. Altri problemi sono legati ai vari ruscelli, che si riempiono facilmente di ogni tipo di rifiuti, e ai patii, che non vengono ripuliti molto regolarmente e assomigliano molto a delle selve. Le immagini ritraggono gli abitanti di uno dei quartieri all’opera!

Bluefields


A fine maggio, dopo l’incontro con cooperanti svizzeri/e e controparti locali, ho passato qualche giorno a Bluefields con Sonia, l’altra cooperante di Inter-Agire su suolo nicaraguense. Siamo state ospitate da Jacques e da Valérie, cooperanti svizzeri francesi di EIRENE (www.eirenesuisse.ch oppure vedi rubrica link) e di GVOM (www.gvom.ch). Bluefields si trova sulla costa atlantica ed è un luogo affascinante per la sua cultura molto diversa rispetto a quella del resto del Nicaragua. Le due Regioni Autonome dell’Atlantico nicaraguense (Sud e Nord) hanno infatti subito poco influsso da parte degli spagnoli (che non sono riusciti ad arrivarvici a causa della loro inaccessibilità), quanto piuttosto da parte di pirati inglesi e schiavi africani. Infatti la mancanza di vie di comunicazione (fiumi a parte), la fitta vegetazione, il clima e le malattie diverse rispetto al resto del Paese, e non da ultimo la belligeranza delle sue popolazioni indigene, hanno fatto sì che la costa atlantica mantenesse un’identità tutta sua. Le due Regioni Autonome sono entrate a far parte del Nicaragua nel 1824 tramite la sottoscrizione di un trattato tra Inghilterra e gli Stati Uniti, per cui non si identificano molto con il resto del Paese e hanno voluto mantenere la loro indipendenza sotto molti aspetti (per esempio, le elezioni non hanno avuto luogo a novembre 2008 ma a gennaio 2009). Ancora oggi il viaggio per arrivarci, per chi non può permettersi l’aereo, è abbastanza impegnativo. Da Managua bisogna prendere un bus per 6 ore e poi una panga (barca a motore) che sfreccia sul fiume per 2 ore, dato che non ci sono strade che collegano Bluefields con il resto del Paese! A dipendenza degli orari e delle coincidenze tra bus e panga, inoltre, capita spesso di doversi fermare a dormire nella cittadina da dove partono le panga. La maggior parte dei passeggeri rimane a dormire sul bus (noi invece, grazie a Jacques e alla sua controparte, abbiamo potuto pernottare nell’ufficio dell'ONG per cui lavorano). Per quanto riguarda la parte nord, il viaggio via terra fino al capoluogo (Puerto Cabezas o Bilwi, nella lingua indigena) dura 24 ore… quando non ci sono imprevisti!
La zona è ricca di giacimenti (d’oro, argento, ecc.) però è stata sempre sfruttata e mai valorizzata, quindi ora si trova in una situazione di grande povertà e molti dei suoi abitanti se ne vanno in cerca di lavoro. Moltissimi giovani si imbarcano sulle navi da crociera, cosa che permette loro di guadagnare relativamente tanto in poco tempo, però purtroppo non aiuta allo sviluppo della regione. Un altro grande problema, soprattutto a Bluefields, è rappresentato dalla posizione strategica per il commercio di droga.
La costa è la parte del Nicaragua dove la presenza delle popolazioni indigene è più forte: ci sono tribù Miskito, Mayangna, Rama e Garífona, alcune delle quali hanno anche mantenuto la loro lingua. Poi ci sono i Criolls, discendenti degli schiavi africani, che parlano una mescolanza tra inglese e spagnolo, e infine ci sono i meticci (nel resto del Paese quasi l’unica etnia rimasta), che i Criolls chiamano “spaniards”!
Proprio durante quella fine settimana erano previste le celebrazioni finali del “Palo de Mayo”, la festa d’inizio della stagione delle piogge che dura un mese intero. Per l’occasione ci sono gruppi di ballerine e ballerini che sfilano per le strade danzando al ritmo della musica tipica della regione. E proprio la mattina della nostra partenza, a celebrazioni terminate, una pioggia torrenziale ha iniziato a battere sulla città…

Incontro svizzero-centroamericano

Tra il 26 e il 28 di maggio, in un centro turistico sulla costa pacifica, si è svolto l’incontro annuale dei/delle cooperanti svizzeri in America centrale e delle loro controparti locali. Erano presenti una cinquantina di persone, di cui circa trenta di nazionalità svizzera, provenienti da San Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica e Messico. Durante la prima giornata si è discusso di temi riguardanti la cooperazione e la situazione attuale della regione dove operiamo. Durante la mattinata del secondo giorno alcuni/e cooperanti e le loro controparti hanno presentato i propri progetti, mentre la seconda metà della giornata era dedicata alla presentazione del nostro paese d’origine. Ci sono state presentazioni su temi riguardanti la storia, la politica, e l’attualità svizzera in generale, abbiamo mangiato raclette e cioccolato, ma la cosa più divertente è stato cantare canzoni tradizionali in schwitzerdütch con i centroamericani!

mercoledì 8 luglio 2009

Una giornata di cucina e il nacatamal

Domenica ho invitato alcuni amici per una giornata di comida (cibo!). L’idea era che ognuno portasse una ricetta per insegnarla agli altri, e così abbiamo cucinato sopes messicani e biscotti al cioccolato, gallette scozzesi, fusilli al pollo e c’era pure una torta all’arancia. Ma il piatto forte della giornata era chiaramente la pietanza nica, ossia il nacatamal.

Il cacatamal è una specie di polenta ma contiene anche carne, riso, patate e verdure, e viene cotta in una foglia di banano. Dato che necessita di una preparazione abbastanza laboriosa, di solito lo si mangia nei giorni di festa. La cosa più interessante è che, malgrado non sia esattamente un pasto leggero, qui generalmente rappresenta una colazione, e infatti la mia prima colazione in Nicaragua, il giorno dopo il mio atterraggio, era proprio a base di nacatamal! Mi ricordo ancora di Mila e di Eve chiedendomi un po’ preoccupate se fossi davvero sicura di voler iniziare con un nacatamal, dato che è “un po’ pesante” come colazione… in effetti non sapevo bene a cosa andavo incontro: pensavo che non potesse essere tanto pesante, dato che si trattava di un piatto da prima colazione! Poi non ho più mangiato niente per tutto il giorno, ma è stato uno inizio coi fiocchi! ;-)

Perché possiate farvene un’idea migliore, vi lascio la ricetta à la Amparito (l’addetta a pulizia e cucina all’INPRHU):

Prima parte:

250 g di farina di mais (quantità per 5 nacatamales)
2 pomodori
1 cipolla
1 peperone
Hierba buena e chicoria (sono erbette, non so come si chiamano in italiano)
3 spicchi di aglio
3 patate bollite e schiacciate

Aggiungere abbondante acqua alla farina, liquefare le verdure ed aggiungerle. Poi cuocere finché il tutto non diventa denso, aggiungendo sale, 300 g di burro (la ricetta originale prevede strutto al posto del burro, ma essendo domenica era difficile trovarlo – il ‘che non mi è dispiaciuto!), 1 achiote (è una verdura, chissà come si dice in italiano…) e il succo di 2 arance aspre.

Nel frattempo, marinare la carne (circa 200 g, può essere maiale, pollo o manzo) con achiote, aglio, sale e pepe.

Quando la massa è cotta (consistenza come la polenta), lasciarla raffreddare.

Seconda parte:

1 cipolla
1 peperone
1 pomodoro
1 patata
Un pugno di riso
Un po’ di uva passa

Tagliare le verdure a fette, collocare la massa sulla foglia di banano e sopra posizionarvi un pezzetto di carne, le verdure a fette e da ultimo il riso e l’uva passa.

Impacchettare il tutto seguendo una precisa tecnica (!) e se necessario avvolgerlo in un foglio di alluminio (di solito Amparito fa senza).







Lascarlo bollire 3 ore in acqua (con una foglia di banano posta sul fondo della pentola), ed ecco il nacatamal pronto x la colazione! ;-)

martedì 19 maggio 2009

Dalla casa di un leader comunitario

Cari bloglettori,

vi scrivo dalla casa di un “leader comunitario”, dove sto annotando dati e fotografando le bambine e i bambini nuovi del progetto, e visto che per il momento non ne arrivano molti ne approfitto per scrivere due righe da lanciare nell'etere! Per chi non abbia avuto modo di leggere il mio bollettino, dovete sapere che il progetto ha ricevuto l’approvazione per essere ampliato e a fine anno si conta di beneficiare 1100 bambini e bambine in più, per un totale di 1600!
Al momento stiamo raccogliendo i dati dei primi 300, quindi le colleghe e i colleghi si spostano di casa in casa riempiendo i moduli, per poi mandarmi le bimbe e i bimbi perché li fotografi e annoti il loro peso e la loro altezza. Il modulo di ammissione al progetto è molto dettagliato, contiene informazioni di ogni tipo sulla famiglia, sul bambino o bambina e sul quertiere dove vive.
Sto lavorando con la moglie del leader, che mi da una mano pesando e misurando i bambini e le bambine, e che ora mi ha appena offerto un piatto di riso e fagioli con avocado, visto che non ci siamo organizzati per il pranzo e da queste parti non c’è possibilità di procurarsi cibo. Fa sempre un po’ così accettare cibo da queste persone, che sicuramente fanno fatica a procurarselo, ma anche rifiutare non sarebbe gentile... e così una, mangiando, rimane nel dubbio …
Tornando al progetto, per captare le bambine e i bambini abbiamo chiesto ai leader della comunità di fornirci i nomi di quelli/e che vivono in famiglie molto povere. Questo quartiere è già molto organizzato: c’è una commissione di 15 leader, ognuno dei quali si occupa di un’area precisa (per esempio sicurezza cittadina, salute, educazione, diritti della donna, ecc.). In altri quartieri invece non si è ancora radicata la consapevolezza del fatto che organizzandosi si possa lavorare meglio al miglioramento delle proprie condizioni di vita. Per esempio in un altro quartiere, già beneficiato dal progetto da un anno, non si è ancora conformata la commissione, ci sono solo due o tre persone che si mettono a disposizione per darci una mano, ma purtroppo non sono molto organizzate. Uno degli scopi dei progetti di appoggio allo sviluppo è però quello di lasciare dietro di sé un gruppo forte e organizzato di persone che lavorino per migliorare le proprie condizioni di vita e quelle degli altri membri della comunità. Il quartiere dove mi trovo ora è proprio un esempio di raggiungimento di questo obiettivo, grazie ai progetti anteriori. Devo dire che sono sorpresa di quanto faciliti il nostro lavoro il fatto di poter contare sull'appoggio di persone informate su ciò che sta succedendo nella propria comunità, e che soprattutto sono ben decise a continuare a lavorare per migliorare le cose!
Ora torno al lavoro, vi lascio con uno squarcio della vista che ho dal mio tavolo...

Matagalpa e SOS-Kinderdorf

Sabato siamo andate a Matagalpa, una città a sud-est di Estelí, a trovare una cooperante austriaca che svolge un compito particolare: lavora per SOS-Kinderdorf (www.sos-kinderdorfinternational.org) e si sposta di centro in centro (viaggiando per Costa Rica, Nicaragua, Honduras, Guatemala, Bolivia ed Ecuador) intervistando le madri delle bambine e dei bambini beneficiati dall'organizzazione. Queste interviste poi vengono pubblicate sul sito sui bollettini dell’organizzazione. La cooperante si ferma in ogni centro solo due o tre settimane e in tutto sarà in viaggio per 14 mesi... una vita davvero particolare la sua, vede un sacco di paesi e di posti ma non fa mai in tempo ad ambientarsi bene in nessun luogo!
SOS-Kinderdorf è un’organizzazione presente in tutto il mondo che ospita nei suoi villaggi bambini orfani o i cui genitori non possono prendersi cura di loro. A questi bambini vengono assegnati dei “genitori”, che si prendono l’impegno di vivere con loro. I centri hanno anche una parte destinata all’appoggio di genitori che si trovano in difficoltà ma possiedono le condizioni economiche e psicologiche per continuare a prendersi cura dei loro figli. A questi genitori l’organizzazione mette a disposizione dei centri diurni e un appoggio professionale. In Europa uno dei requisiti per lavorare come educatore-educatrice in uno di questi villaggi come “genitore” è di avere un partner fisso, con il quale condividere il lavoro, mentre in Nicaragua è esattamente il contrario: vengono accettate solo “madri” single! Questo fa pensare molto sulle differenze culturali tra il nostro stile di vita e quello di qui, dove purtroppo le coppie sono generalmente poco stabili e molti uomini si dimenticano troppo facilmente delle proprie responsabilità verso la famiglia. In effetti ci sono molte madri sole, come per esempio Nelly, alla cui storia ho dedicato uno spazio in questo blog.
Tornando alla cooperante di cui parlavo, l’ho conosciuta a Estelí, dove si è fermata tre settimane, prima di spostarsi a Matagalpa. Questa settimana parte per l’Honduras, così con la mia coinquilina abbiamo pensato di renderle visita. Ne abbiamo approfittato per farci un giretto per la città, poco più grande di Estelí e molto carina, con le sue case a due piani, molto colorate, e le montagne così vicine. Ho pubblicato alcune foto di questa visita.

L'altra cooperazione

Ultimamente ho avuto modo di conoscere alcuni cooperanti che lavorano per l’Unione Europea e per le Nazioni Unite. La loro vita è impostata talmente diversamente dalla mia e da quella dei cooperanti che ho conosciuto fin’ora che devo rendervi partecipi dei pensieri che sorgono spontanei al riguardo! In particolare ho conosciuto una ragazza che lavora per l’Unione Europea che vive praticamente in un altro mondo: abita in un quartiere residenziale dell’UE, chiuso e controllato da guardie, dove vivono solo persone che lavorano per l’UE. Le casette sono tutte uguali, già ammobiliate, con piscina e giardino con veranda. Lei si sposta solo in auto (non sa cosa sia un taxi, per non parlare dei bus!) e vicino alla zona residenziale si trova il centro commerciale più chic di Managua. I suoi colleghi di lavoro appartengono alle classi sociali più alte (con la paga che ricevono sarebbero benestanti pure da noi…) e anche il suo giro di amicizie, ovviamente, è formato da persone abbastanza ricche! Ma il suo è proprio un altro stile di vita: una volta ci ha confidato che non potrebbe vivere come me e le mie coinquiline – che possiamo trattarci già molto bene!
Sinceramente sono un po’ scettica riguardo a questo modo di concepire la vita di un cooperante: vivendo in mezzo a lusso e circondati solamente da persone della stessa estrazione sociale, come si può rendersi conto di quale siano le reali condizioni in cui si trova la maggior parte degli abitanti di questo paese? La ragazza che ho conosciuto è inoltre una stagiaire, nel suo caso non si tratta di una cooperazione a lungo termine o cose del genere, eppure anche a lei viene garantito questo stile di vita (ok, a la sua casa non ha la piscina…). ;-)
Per quanto riguarda i cooperanti delle Nazioni Unite, mi pare che vivano più “con i piedi per terra”, o perlomeno quelli che ho conosciuto io! Abitano in case normali, in mezzo alla gente comune, dove hanno decisamente più possibilità di imbattersi con la realtà del luogo, anche se per molti aspetti vivono ugualmente un po' come sotto una campana di vetro (per esempio hanno ben poca esperienza di viaggi in taxi e in bus, che fanno parte delle esperienze più caratteristiche della vita qui).
Ecco un’immagine del quartiere residenziale dell’Unione Europea e una del centro commerciale di cui parlavo, dove quando entri ti sembra di essere proiettato improvvisamente in un’altra realtà...


lunedì 27 aprile 2009

Durante la mia capatina in Svizzera ho avuto l’onore di assistere ad una delle prime “prove generali” del MUSICAL PETER PAN, messo in scena dalla mitica TRIBÙ DI SURIX, della quale tra l’altro faccio parte anch’io (anche se quest’anno ho contribuito in manierea “ridotta”, accupandomi solo del manifesto).
Approfitto di questo spazio per informare tutti voi lettori del grande EVENTO DA NON PERDERE!!!!

Le rappresentazioni si terranno:
venerdì 1 maggio, ore 20.30
sabato 2 maggio, ore 20.30
giovedì 21 maggio, ore 16.00
venerdì 22 maggio, ore 20.30
sabato 23 maggio, ore 20.30

Ma vi lascio il manifesto dove ci sono tutte le info necessarie.

Non vorrei insistere, ma ne vale certamente la pena, non perché sono amici miei ;-) ma perché sono davvero bravi, soprattutto considerando il fatto che la Tribù è nata solo 4 anni fa da un gruppo di amici dilettanti! La prima rappresentazione è stata “Pinocchio”, nel maggio 2005, poi c’è stato uno spettacolo inventato da noi dal titolo “Le 5 Stelle di Raccont’ambulì”, e l’anno scorso abbiamo portato in scena la storia di “Momo” di Michael Ende.
Tutti i pezzi vengono completamente riscritti e adattati dalla regista, Chiara Scapozza, e la Tribù s’impegna in ogni rappresentazione a lanciare un messaggio, un pensiero su cui rifletere, oltre che naturlamente ad offrire al pubblico una piacevole serata!

mercoledì 22 aprile 2009

Vacanze con Christa


Come avevo annunciato sul bollettino, a fine marzo è arrivata in visita Christa! Le vacanze con lei sono state davvero divertenti e direi molto intense: penso che abbia potuto farsi un’idea abbastanza ampia delle sfaccettature che caratterizzano questo paese… e anch’io sono rimasta sorpresa più di una volta! ;-)
Per esempio quando, mentre scendevamo da un taxi ad una stazione di bus di Managua, ci siamo viste le nostre valigie “volare fuori” dal portabagagli… ma (per fortuna) non ad opera di ladri: erano i rappresentanti delle compagnie di bus che volevano “convincerci” a scegliere la propria linea! Nel settore dove ci trovavamo ci sono solo bus per Granada (la nostra destinazione), ma ognuno è gestito da una compagnia differente. Di solito i rappresentanti si limitano ad urlarti contemporaneamente nelle orecchie di prendere il loro bus, e invece stavolta hanno agito direttamente. Il fatto è che però non hanno calcolato bene le mosse del rispettivo avversario: infatti le valigie sono finite una su di un bus e l’altra sull’altro! Il tutto è successo durante i 3 secondi in cui aprivamo le portiere per scendere dal taxi, così non ci è rimasto altro da fare che tentare di convincere uno dei due rappresentanti a ridarci la valigia... il bello è che nessuno dei due voleva cedere, ed ha dovuto intervenire l’addetto alla sicurezza per risolvere la situazione! È proprio vero che non si puo mai abbassare la guardia... anzi, bisogna prevedere anche le situazioni più assurde!
Un’altra situazione “cuiriosa” è stata la visita di una scimmia sulla nostra barca durante il giro delle isolette di Granada.
Avevo sentito dire che le scimmie sono dispettose e ladruncole, ma non ne avevo ancora vista una all’opera: si è messa a frugare in tutti i sacchi che le capitavano sotto mano e guai a chi tentava di toglierglielo!

Alla fine non ha trovato niente di appetitoso, così ha rubato il posto a sedere della Christa (che devo dire non ha fatto resistenza, non avendo nessuna intenzione di condividere il suo sedile con una scimmia!), e per finire si è seduta su di un altro sedile con un’aria tra il rassegnato e l’annoiato.

Per il resto Christa mi ha accompagnata sul lavoro (dove, come al Bec, le hanno trovato subito qualcosa da fare!), e assieme siamo uscite un paio di volte a Estelì.
Il pezzo forte delle vacanze è però arrivato sabato, quando siamo partite per Big Corn Island, un’isola che si trova a poco più di un’ora di volo da Managua, nel Mar dei Caraibi! Le foto parlano da sole, è un posto davvero stupendo. Peccato che come sempre ci debba essere il lato triste della faccenda: proprio le persone originarie del posto, che dovrebbero avere più diritto a trarne profitto, sono le più povere, e anche in un paradiso del genere vivono in condizioni parecchio misere (almeno a giudicare dalle loro abitazioni)…

martedì 24 marzo 2009

Concerto del 14 marzo


Per chi ancora non lo sapesse, il 14 marzo a Lodrino si è tenuto un concerto di beneficienza a mio favore. Hanno allietato la serata il coro di bambini Vocincanto, diretto da Nikla Bontadelli Martinoli e il coro di adulti L’Eco del Gaggio, diretto da Maris Martinetti Scapozza. È stato davvero un successone! Tra gli album ho caricato alcune immagini della serata.
La chiesa era piena di amanti della musica, che hanno anche dimostrato una grande sensibilità sociale, infatti sono stati generosissimi! Non mi resta che ringraziare di tutto cuore tutti i sostenitori e le sostenitrici… e di nuovo un grande grazie anche a tutti coloro che si sono impegnati per creare questo spazio, che poi hanno regalato a me e al mio progetto!!!

mercoledì 18 febbraio 2009

Libros para niños, Jinotepe (vedi "settimana di introduzione")


Libros para Niños mi ha stupito e mi è piaciuta molto: è un’associazione che si occupa esclusivamente di promuovere nei bambini l’amore per la lettura.
Perché i libri aprono la mente, permettono di sviluppare uno spirito critico e una personalità sveglia e presente, in grado di trovare più facilmente soluzioni diverse per i vari problemi della vita. Chi ama la lettura ha più informazioni, conosce (anche se non per esperienza diretta) molte più realtà e di conseguenza non tenderà a chiudersi nel suo mondo, chiudendo la porta anche a molte possibilità.
Questa associazione ha deciso di occuparsi solo di far nascere questo amore per la lettura, che permetterà poi ai bambini di provare piacere nel continuare ad informarsi per il resto della vita, e di rimanere aperti di fronte alle novità che gli si presenteranno davanti.

In che modo?
L'associazione si muove principalmente in tre modi:

1) Rincón de cuentos: biblioteche fisse nelle comunità, solo per bambini. L’idea è di collaborare con la comunità e con le istituzioni locali per trovare un luogo dove insediare la biblioteca e una persona (meglio se stipendiata) che si occupi dei libri e dei bambini che arrivano. Uno dei motti di Libros para niños, infatti, é: leggi per i tuoi bambini!

2) Biblioteche ambulanti, che fanno il giro delle comunità ogni 15 giorni e portano libri che bambini e genitori possono prendere in prestito.

3) Borse con una collezione di libri che la gente può tenersi per due settimane, poi può cambiarle con altre borse (hanno già circa 200 borse in circolazione).

La collaborazione in ambito scolastico purtroppo non si é rivelata molto buona. Hanno inventato una piccola biblioteca con le rotelle da donare alle scuole, ma non fa molto scalpore: a volte le direzioni si tengono i libri perché gli alunni no li rovinino (!) e quando i libri arrivano in classe, i maestri non sanno come promuovere la lettura di testi che non siano di studio.
A quanto pare non c’é molta apertura verso un progetto del genere. L’attenzione delle scuole é diretta più che altro a libri “utili”, che insegnino qualcosa o che contengano una morale.

Casa Alianza, Managua (vedi "settimana di introduzione")

Casa Alianza è un'organizzazione che lavora con bambini di strada presente in vari paesi dell'America Latina (Guatemala, Honduras, Messico e Nicaragua).
A Managua l'istituto conta una novantina di posti letto e la struttura è molto più chiusa rispetto a quella del progetto Chavalada. Infatti i ragazzi che entrano non ne escono più per almeno 2-3 mesi, tempo dedicato alla prima fase di riadattamento e al lavoro separato con la famiglia. Gli educatori captano i ragazzi per strada, e poi quelli che vogliono possono seguirli nell’istituto. Ci sono anche ragazzi che arrivano spontaneamente all'istituto, altrimenti ci sono casi che vengono segnalati dal Ministero della Salute, dalla Commissione per i Diritti della Donna o dalla Corte dei Minori.
Dopo questa fase i ragazzi tornano a poco a poco alla loro vita famigliare: durante questa seconda fase, che dura più o meno 6 mesi, gli educatori li seguono molto da vicino.
Casa Alianza ha molti più casi di tossicodipendenza (che non sia dipendenza da colla) rispetto a Chavalada, che lavora con bambini generalmente più piccoli. Per questo molti ragazzi non vogliono entrare nel programma a lungo termine (sanno che non potranno più consumare). Per questi ragazzi esiste la possibilità di passare solo delle giornate singole a Casa Alianza, in modo che conoscano le condizioni ed i vantaggi del progetto.
Abbiamo visitato anche una sezione dell’istituto dedicata specificamente alle ragazze-madri. Al momento vi vivono 12 adolescenti incinte o che hanno già dato alla luce i loro bimbi. La maggior parte sono vittime di violenza. L’idea è che le ragazze possano passare la gravidanza ed i primi mesi di maternità in un luogo protetto e dove possano imparare come occuparsi del neonato. Si punta molto anche sul fatto che continuino ad andare a scuola, anche se purtroppo solo in casi estremi potranno vivere all’istituto per più di 6 mesi - 1 anno. Anche in questo caso, malgrado il lavoro che si svolge con i genitori, fuori le attende una realtà molto dura. È stato molto toccante vedere alcuni visini tristi (ce n’erano due di 12 anni!) e pensare a tutto ciò che c’è dietro…

Proyecto Chavalada, León (vedi "settimana di introduzione")


Chavalo in "nicañol" significa bambino, da qui il nome del progetto.
È un progetto che si occupa del recupero di ragazzi di strada e si divide in due parti: una parte, iniziata nel 2001, si occupa dei bambini che girovagano per le strade della città, chiedendo l'elemosina e sniffando colla. Alcuni di loro non hanno una famiglia, altri ne hanno una, ma date le condizioni di miseria in cui vivono nessuno si prende cura di loro. Questi bambini non vanno a scuola, non ricevono pasti regolari e a volte vengono pure maltrattati. Per questo alcuni non tornano nemmeno più a casa. In questa parte di progetto lavorano 3 educatori, un maestro, una cuoca e una responsabile tecnica, che viene dal canton Appenzello!! (si chiama Cornelia, vedi link).
L'altra parte del progetto, che è iniziata 14 anni fa, si occupa esclusivamente di bambini che passano le loro giornate nella discarica cercando oggetti da vendere (come bottiglie o cose del genere). Questi ultimi vivono in condizioni di povertà ancora più estreme rispetto agli altri e spesso soffrono di denutrizione.
La captazione dei ragazzi avviene così: gli educatori frequentano per un certo periodo alcuni punti dove sanno di incontrare i ragazzi, li avvicinano, giocano con loro e si fanno un'idea della loro situazione esistenziale e famigliare.
In un secondo momento scelgono i bambini nelle situazioni più gravi e li portano all'istituto, che può ospitarne fino a 30 durante il giorno e offre 5 posti letto.
L'idea è quella di offrire a questi bambini nuove prospettive di vita: prima di tutto vengono iscritti ad una scuola e ricevono lezioni di recupero perché possano seguire il curriculum formativo. In secondo luogo si garantiscono pasti regolari (mezzogiorno e sera), e un terzo elemento è quello di mostrare loro un'alternativa rispetto alla vita che conducevano per le strade. Ossia nuove idee sul come passare il tempo libero, sviluppare le proprie qualità e prepararsi per la vita adulta.
Accanto alle attività con i bambini, gli educatori svolgono anche un lavoro con i genitori, per sensibilizzarli sull'importanza dell'educazione e del crescere in un ambiente amorevole.
Quando valutano che il bambino abbia acquisito stabilità e che la famiglia sia pronta a riceverlo, gli educatori lo reinseriscono nell'ambiente famigliare. Purtroppo questa fase è molto delicata, e non tutti i bambini che escono dal progetto riescono a continuare sulla strada che gli avevano indicato gli educatori. Le condizioni in cui vivono le famiglie infatti rimangono pressoché le stesse, anche se i genitori nel frattempo hanno cambiato il modo di vedere il loro compito.
È vero che non bisogna dimenticare di gioire per quelli che ce la fanno (il maestro che lavora per il progetto, per esempio, da piccolo ne è stato beneficiario!), però fa male vedere questi bei bambini, così vivi e ancora innocenti, e pensare al triste futuro che potrebbe attenderli, e che attende certamente molti dei loro coetanei che non hanno avuto la fortuna di incontrare qualcuno che li accolga.

Settimana di introduzione

Dopo qualche mese dall'arrivo, la Cooperazione Svizzera in Centroamerica (COCAM) organizza una settimana chiamata "settimana di introduzione", durante la quale i/le cooperanti hanno la possibilità di visitare diversi progetti nel proprio campo. Io ho condiviso la settimana con Sonia, cooperante di Inter Agire che vive a León e lavora ad un progetto sulla qualità delle analisi di laboratorio, e Valérie, cooperante di GVOM (Groupe Volontaires Outre-Mer) che vive a Bluefields e collabora ad un progetto di prevenzione e riabilitazione dalla tossicodipendenza. Abbiamo visitato alcuni progetti assieme, mentre altri individualmente. Nei prossimi post ne descrivo alcuni che mi sono sembrati particolarmente interessanti!

La foto qui sotto è stata scattata durante una cena con il team di coordinazione della COCAM, il cui compito è quello di seguirci qui sul posto. Mila (la seconda da destra) è la mia principale persona di contatto in Nicaragua (per esempio, è lei che mi ha accompagnata alla riunione di presentazione all'INPRHU).

Attività di fine anno


Un po' in ritardo... però meglio tardi che mai! ;-)

Il progetto prevedeva che a dicembre, prima che iniziassero le vacanze di Natale (che in Nicaragua durano fino a febbraio e sono anche le vacanze di fine anno scolastico), si organizzasse un'attività di chiusura con i bambini beneficiati dal progetto. Abbiamo preparato un recipiente con dolciumi e un succo per ogni bimbo e glieli abbiamo distribuiti durante un incontro pensato come spazio di svago e di divertimento. Si è organizzato un concorso di ballo e diversi giochi. I bambini si sono divertiti un sacco ed hanno apprezzato mooolto i dolciumi!!! Mi ha stupito come sono arrivati tutti agghindati e profumati: fatevene un'idea guardando l'album!

sabato 17 gennaio 2009

Purísima



Il week end dopo eccomi di nuovo a Leòn! Stavolta in veste di turista… e accompagnata! :-)
Il motivo del mio ritorno era la Purisima, ossia la festa dell'Immaccolata Concezione. In questa città questa festa è parecchio sentita e le celebrazioni sono davvero particolari.
Prima di tutto in quasi ogni casa viene allestito un altare della Madonna e per questa occasione le porte vengono lasciate aperte, in modo che tutti possano vederlo.
La domenica pomeriggio, poi, la gente si riversa per le strade, andando di altare in altare gridando (non a caso si dice “vamos a gritar!”):

“Quièn causa tanta alegrìa?”

Al 'che i padroni di casa rispondono:

“La concepciòn de Marìa!”

Dopodiché ti regalano dolci fatti in casa, caramelle, bibite... o addirittura un piatto di riso e fagioli!

Relajo!

Relajo ha due significati:
Da una parte sta per RED LATINOAMERICANA DE JUEGO (vedi link),
e dall’altra in “nicañol” relajo significa casino! Il nome dell’associazione non è per niente casuale… infatti il suo scopo è quello di smuovere gli animi, di rompere i legami convenzionali e crearne di nuovi tramite il gioco!

Bene, direte, e quindi?
Il fatto è che dal 27 al 30 di novembre sono stata a León (la città universitaria per eccellenza del Nicaragua) per una formazione di ludopedagogia… ma non solo! Tra giochi, riflessioni e dinamiche, il fil rouge dei 4 giorni era infatti la ricerca personale e collettiva della propria identità. Ci tenevo a segnalare l’evento (e a pubblicare l’indirizzo del sito internet), perché mi ha colpita molto e devo dire che la riflessione collettiva ha raggiunto una profondità che non mi sarei aspettata. Davvero bello! (Per chi vuole farsene un'idea visiva ho pubblicato anche alcune immagini.)
Quindi approfitto di questo spazio per lanciare nell’etere qualche pensiero uscito durante la discussione conclusiva:

…Il “relajo”, e quindi il GIOCO, il DIVERTIMENTO, uniti però alla MESSA IN DISCUSSIONE di convinzioni e abitudini (che spesso e volentieri si danno troppo velocemente per scontati), dovrebbe avvenire tutti i giorni e in tutti gli ambiti della nostra vita…

…Tutte le relazioni che abbiamo possono essere viste dalla prospettiva del gioco. Questo può aiutarci a gestirle in modo differente…

…Il gioco permette di relativizzare, di vedere le cose sotto un altro punto di vista per capire quali legami sia meglio sciogliere e quali nuovi vincoli convenga stringere…

…Se la gente cominciasse a sciogliere vecchi legami e a crearne di nuovi, piano piano sarebbe possibile cambiare il mondo…

…Il gioco ci permette di unirci gli uni con gli altri per costruire nuove identità e cambiare la nostra attitudine verso il potere: da una visione del potere ad una concezione DI potere: di poter cambiare, di poter migliorare, e così via!