sabato 25 luglio 2009

Bluefields


A fine maggio, dopo l’incontro con cooperanti svizzeri/e e controparti locali, ho passato qualche giorno a Bluefields con Sonia, l’altra cooperante di Inter-Agire su suolo nicaraguense. Siamo state ospitate da Jacques e da Valérie, cooperanti svizzeri francesi di EIRENE (www.eirenesuisse.ch oppure vedi rubrica link) e di GVOM (www.gvom.ch). Bluefields si trova sulla costa atlantica ed è un luogo affascinante per la sua cultura molto diversa rispetto a quella del resto del Nicaragua. Le due Regioni Autonome dell’Atlantico nicaraguense (Sud e Nord) hanno infatti subito poco influsso da parte degli spagnoli (che non sono riusciti ad arrivarvici a causa della loro inaccessibilità), quanto piuttosto da parte di pirati inglesi e schiavi africani. Infatti la mancanza di vie di comunicazione (fiumi a parte), la fitta vegetazione, il clima e le malattie diverse rispetto al resto del Paese, e non da ultimo la belligeranza delle sue popolazioni indigene, hanno fatto sì che la costa atlantica mantenesse un’identità tutta sua. Le due Regioni Autonome sono entrate a far parte del Nicaragua nel 1824 tramite la sottoscrizione di un trattato tra Inghilterra e gli Stati Uniti, per cui non si identificano molto con il resto del Paese e hanno voluto mantenere la loro indipendenza sotto molti aspetti (per esempio, le elezioni non hanno avuto luogo a novembre 2008 ma a gennaio 2009). Ancora oggi il viaggio per arrivarci, per chi non può permettersi l’aereo, è abbastanza impegnativo. Da Managua bisogna prendere un bus per 6 ore e poi una panga (barca a motore) che sfreccia sul fiume per 2 ore, dato che non ci sono strade che collegano Bluefields con il resto del Paese! A dipendenza degli orari e delle coincidenze tra bus e panga, inoltre, capita spesso di doversi fermare a dormire nella cittadina da dove partono le panga. La maggior parte dei passeggeri rimane a dormire sul bus (noi invece, grazie a Jacques e alla sua controparte, abbiamo potuto pernottare nell’ufficio dell'ONG per cui lavorano). Per quanto riguarda la parte nord, il viaggio via terra fino al capoluogo (Puerto Cabezas o Bilwi, nella lingua indigena) dura 24 ore… quando non ci sono imprevisti!
La zona è ricca di giacimenti (d’oro, argento, ecc.) però è stata sempre sfruttata e mai valorizzata, quindi ora si trova in una situazione di grande povertà e molti dei suoi abitanti se ne vanno in cerca di lavoro. Moltissimi giovani si imbarcano sulle navi da crociera, cosa che permette loro di guadagnare relativamente tanto in poco tempo, però purtroppo non aiuta allo sviluppo della regione. Un altro grande problema, soprattutto a Bluefields, è rappresentato dalla posizione strategica per il commercio di droga.
La costa è la parte del Nicaragua dove la presenza delle popolazioni indigene è più forte: ci sono tribù Miskito, Mayangna, Rama e Garífona, alcune delle quali hanno anche mantenuto la loro lingua. Poi ci sono i Criolls, discendenti degli schiavi africani, che parlano una mescolanza tra inglese e spagnolo, e infine ci sono i meticci (nel resto del Paese quasi l’unica etnia rimasta), che i Criolls chiamano “spaniards”!
Proprio durante quella fine settimana erano previste le celebrazioni finali del “Palo de Mayo”, la festa d’inizio della stagione delle piogge che dura un mese intero. Per l’occasione ci sono gruppi di ballerine e ballerini che sfilano per le strade danzando al ritmo della musica tipica della regione. E proprio la mattina della nostra partenza, a celebrazioni terminate, una pioggia torrenziale ha iniziato a battere sulla città…

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